Fascite plantare
COS’È LA FASCITE PLANTARE?
La fascite plantare è la più comune causa di dolore al tallone ed è dovuta all’infiammazione di una robusta fascia fibrosa che decorre dalla zona mediale del calcagno alla radice delle dita del piede, la fascia plantare. Questo legamento (legamento arcuato) ha il compito di trasmettere al piede il peso corporeo mentre si cammina o si corre e di ammortizzare il carico ad ogni passo. In caso di alterazione biomeccanica del piede (piede piatto, cavo etc..) o di sovraccarico della fascia plantare si può andare incontro al danneggiamento tendineo, infiammazione e dolore provocato dai continui microtraumi a carico della fascia plantare che lentamente si sfibra. La fascite plantare può essere causata da diversi fattori anche in combinazione tra loro: piede piatto, piede cavo, brevità del tendine d’achille, obesità, allenamenti inadeguati, scarpe inadeguate. Spesso è associata alla spina calcaneale, uno sperone osseo che si forma in seguito a deficit di irrorazione e contrattura della fascia plantare, evidente alle radiografie eseguite durante l’iter diagnostico, che tuttavia solo in una minima percentuale di casi è causa di dolore.
Sintomatologia
Il sintomo principale è il dolore localizzato solitamente al tallone ma che può estendersi a tutta la pianta del piede. Il dolore è più acuto al mattino per poi attenuarsi col movimento nell’arco della giornata.
Trattamenti
Trattamento conservativo
Il trattamento conservativo per la fascite plantare è finalizzato alla riduzione della tensione della fascia plantare ed il primo rimedio è senza dubbio l’utilizzo di calzature con tacco o talloniera (3-4 cm). Inoltre si può eseguire fisioterapia (esercizi di stretching e rafforzamento muscolare) ed attenuare la sintomatologia dolorosa con farmaci antinfiammatori non steroidei, corticosteroidi e terapie fisiche (onde d’urto, laserterapia, ultrasuoni, tecarterapia). In caso di mancato beneficio, le infiltrazioni rimangono l’unica alternativa all’intervento chirurgico che sebbene molto dolorose e ad esito incerto, possono essere eseguite con fattori di crescita derivati da piastrine (PRP), cellule staminali prelevate da grasso autologo oppure corticosteroidi (non nel legamento arcuato).
Trattamento chirurgico
In caso di mancato beneficio dopo il trattamento conservativo, vi è indicazione all’intervento chirurgico che consiste nell’interruzione percutanea parziale della fascia plantare e nella sua cruentazione al fine di ridurre la tensione e favorirne la vascolarizzazione. La tecnica percutanea può essere eseguita in anestesia loco-regionale ed ha numerosi vantaggi, tra questi un rapido ritorno all’attività sportiva (15 giorni).