Fratture del ginocchio
COSA SONO LE FRATTURE DEL GINOCCHIO?
Il ginocchio è un’articolazione formata dall’incontro di tre ossa: Il femore, la tibia e la rotula collocata anteriormente al femore. Di conseguenza possono essere coinvolti in una frattura di ginocchio i condili femorali, i due emipiatti tibiali oppure la rotula. In base alla scomposizione dei frammenti ossei si distinguono fratture composte e scomposte ma, essendo il ginocchio un’articolazione, distinguiamo anche fratture intrarticolari ed extrarticolari; questa distinzione è molto importante sia ai fini del trattamento sia per gli esiti, poiché una frattura articolare comporta spesso un’artrosi precoce dell’articolazione.
Sintomatologia
La frattura si verifica solitamente in seguito a traumi ad alta energia ed è sempre associata ad intensa sintomatologia dolorosa e tumefazione con versamento articolare siero ematico ed eventuali ematomi. Il carico sull’arto coinvolto non è possibile e vi è una notevole limitazione funzionale nei movimenti. Nelle fratture scomposte bisogna porre attenzione che i frammenti non protrudano nella regione posteriore del ginocchio (cavo popliteo) ed escludere il rischio lesioni delle strutture vascolo-nervose che ivi decorrono.
Trattamenti
Trattamento conservativo
Non c’è indicazione al trattamento conservativo a meno che la frattura non sia minima ed estremamente composta. Il primo approccio alla frattura, in attesa dell’intervento chirurgico, è comunque conservativo e prevede l'immobilizzazione dell’arto in gesso o in tutore, lo scarico dell’arto, il divieto di carico assoluto, l’utilizzo di bastoni canadesi e l’assunzione di farmaci antinfiammatori per attenuare la sintomatologia dolorosa.
Trattamento chirurgico
In caso di notevole scomposizione dei frammenti, è necessario intervenire chirurgicamente. Se la frattura coinvolge la superficie articolare (piatti tibiali o condili femorali), si utilizzano placca e viti. È di fondamentale importanza stabilizzare i frammenti di frattura e ripristinare un’adeguata congruenza delle superfici articolari al fine di garantire una corretta consolidazione. Se invece sono coinvolte le diafisi (porzione centrale dell’osso), solitamente si esegue l’osteosintesi con chiodo endomidollare. Nelle fratture di rotula è sufficiente la fissazione dei frammenti tramite cerchiaggio con fili metallici (osteosintesi sec. Weber). In caso di frattura esposta o di notevole compromissione dei tessuti molli, o ancora se si vuole procrastinare l’intervento chirurgico definitivo, è indicata la stabilizzazione con fissatore esterno. La procedura chirurgica consiste nell’inserire nel femore o nella tibia, delle viti metalliche (Fiches) che fissate al di fuori della pelle ad una barra, manterranno in posizione corretta la frattura.